Agenda Rossa di Borsellino, sparita e perchè?
L'Agenda Rossa che il magistrato Paolo Borsellino portava sempre con sé, un diario dove appuntava spunti investigativi e riflessioni, ritenuto un elemento chiave anche per capire l'attentato di via D'Amelio, è scomparso proprio quel giorno, quando l'auto del Magistrato saltò in aria.
Nella foto pubblicata da La Repubblica.it l'agenda era lì, proprio accanto al corpo carbonizzato del Giudice. Uno scatto tratto da un filmato di oltre due ore, girato dai Vigili del fuoco nell'immediatezza della strage.
Se fosse vero sarebbe pazzesco, aveva dichiarato allora Sergio Lari, procuratore di Caltanissetta (2008-2015), «accerteremo di avere questo video agli atti, ma c'è da chiedersi qual é il motivo che non sia stato segnalato prima, ha detto Lari, che ha aggiunto, gli investigatori hanno escluso che potesse essere l'agenda di Borsellino, ritenendo che non si sarebbe mantenuta integra, vista la temperatura provocata dall'esplosione, oppure, è sfuggito all'osservazione».
Dal giorno in cui Paolo Borsellino fu ucciso dalla mafia (12 luglio 1992) gli investigatori hanno sempre cercato quell'Agenda Rossa, si sapeva che il Magistrato la portava sempre con sé. Nel filmato di La Repubblica.it si vede un uomo con borsello nero che indossa una camicia bianca, pantaloni beige e mocassini neri. L'uomo si avvicina al corpo del Giudice prima ancora che il cadavere venga coperto con un lenzuolo e, per due volte, sposta con un calcio un pezzo di cartone per coprire parzialmente l'agenda. Testimonianza già resa in passato ai Magistrati di Caltanissetta dall'Ispettore di Polizia Giuseppe Garofalo.
Il Carabiniere accusato
E' stato assolto l'ufficiale dei carabinieri Giovanni Arcangioli, fotografato mentre camminava in via D'Amelio con la borsa del Magistrato, non c'era la prova che l'agenda fosse dentro la borsa. Accusato di essere responsabile della sottrazione dell'agenda appartenuta a Paolo Borsellino, impossessandosi della borsa contenuta nell'auto del magistrato sui luoghi dell'attentato del 19 luglio 1992. La condotta fu aggravata oltre che dall'abuso delle funzioni, dalla destrezza, dall'uso di mezzo fraudolento, al fine specifico di agevolare l'associazione per delinquere di tipo mafioso “cosa nostra”.
Forse il Magistrato ucciso sapeva di quel dialogo sotterraneo tra pezzi dello stato e la mafia, forse in quegli appunti aveva segnato le ultime verità. Agenda rossa che poi scompare nel nulla, come la borsa del Generale Dalla Chiesa, come i file di Giovanni Falcone fatti sparire dal suo computer, come l'agenda del Magistrato Ninni Cassarà, come gli appunti di Peppino Impastato.
Dichiarazioni di Salvatore (fratello del Magistrato) ai microfoni di La Repubblica.it
«Uccidere Giovanni Falcone senza uccidere Paolo (Borsellino) non sarebbe servito a niente. Io sono il fratello anagraficamente di Paolo. Siamo nati dallo stesso padre e dalla stessa madre, ma se c'era un fratello di Paolo Borsellino non si chiama Salvatore, si chiama Giovanni. L'Agenda Rossa è una copia commemorativa stampata dai Carabinieri nel 1992, una copia della quale è stata data a Paolo. Su quest'agenda scriveva tutto quello che riusciva a scoprire sulla morte di Giovanni Falcone e quello che i collaboratori di giustizia gli rilevavano. E per la prima volta gli stavano parlando delle infiltrazioni della mafia all'interno dello istituzioni e quindi, non soltanto Paolo doveva essere ucciso, ma l'agenda doveva sparire.
C'è una foto che mostra un capitano dei Carabinieri che si allontana dalla macchina con la borsa di Paolo in mano, è quel capitano Arcangioli che ha materialmente portato via la borsa dalla macchina, nella borsa sicuramente c'era l'agenda. La moglie e i figli di Paolo dicono proprio di avere visto il padre prima di partire per il suo appuntamento con la morte, mettere quell'agenda da cui non si separava mai, dentro la borsa.
Sulla sparizione dell'Agenda Rossa c'è stato quell'unico processo ad Arcangioli che è stato assolto dall'aver preso lui l'agenda. Se non è stato Arcangioli a prendere l'agenda, chi può averla sottratta? Purtroppo, mentre i pentiti all'interno della mafia, ce ne sono stati, ci sono e ce ne saranno, purtroppo pentiti di stato difficile che vengano fuori. Io pretendo di sapere chi, all'interno dello Stato, ha tradito mio fratello, questo voglio sapere, e forse soltanto allora avrò pace».
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