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Faglia nello “Stretto di Messina”: Catona in abbassamento. Nel 1987 sprofondò la spiaggia. Gli studi

Localizzata la faglia nello “Stretto di Messina”, in particolare, i satelliti confermano che il territorio a sud del torrente Catona (Gallico, Catona) è in abbassamento, con tassi di movimento superiori ad 1,5 millimetri per anno.

I dati dei satelliti sul movimento del suolo nello stretto di Messina, inoltre, mostrano chiaramente come il settore calabro compreso tra Cannitello, Villa San Giovanni e Campo Calabro è in sollevamento. I nuovi dati satellitari resi noti lo scorso 16 maggio 2024, rilasciati dal consorzio Copernicus dell’European Union’s Space programme, confermano l’ubicazione nell’entroterra calabro della faglia in questione — denominata W-fault — e anche la sua attività tettonica attuale. La faglia da cui si originò il devastante terremoto di Messina-Reggio di Calabria del 28 dicembre 1908.
Lo studio è stato svolto da Giovanni Barreca, ricercatore di Geologia strutturale del dipartimento di Scienze Geologiche ed Ambientali dell’Università di Catania.

Il limite tra la zona in sollevamento e quella in abbassamento — spiega Barreca — è un contrasto di velocità abbastanza netto e con sviluppo rettilineo, un pattern tipicamente associato a strutture tettoniche attive, e delinea perfettamente la struttura riportata nello studio pubblicato dall’Università di Catania Ingv-Osservatorio Etneo e Università di Kiel nel 2021, ovvero il tratto calabro della W-Fault, elemento sismotettonico chiave per tutta l’area dello stretto di Messina.

La spiaggia di Catona nel 1987

In riva allo stretto di Messina, a Catona (RC), erano le 6.45, mercoledì 17 giugno 1987, quando due pescatori, testimoni oculari del fenomeno, in un batter d’occhio, videro una fascia di spiaggia lunga 150 metri che scompare in mare aprendo una voragine profonda 45 metri. Una spiaggia ad una decina di chilometri da Reggio Calabria e ad un passo da Villa San Giovanni. Sul fenomeno, a quei tempi, c’è stato il più fitto mistero con diverse ipotesi.

Non erano ancora le sette del mattino — riportano il quotidiano L’Unità e la Gazzetta Del Sud di giovedì 18 giugno 1987 — in quel momento, la spiaggia era vuota. Dopo il fenomeno sono stati chiamati i carabinieri i quali hanno informato la prefettura che, a sua volta, ha inviato un telex alla Protezione civile. Così si è messo in moto il meccanismo tecnico-scientifico per capire che cosa fosse successo. Danni a persone o a cose non ce ne sono stati e questo permetteva di agire con più tranquillità.

Da Palermo, il professor Marcello Carapezza inviava sul posto un tecnico dell’Istituto geochimico dei fluidi del Cnr. In arrivo anche la nave oceanografica per i rilievi. Ma le prime notizie le hanno fornite i sommozzatori dei vigili del fuoco di Reggio Calabria che hanno misurato
il cratere «Era a forma di imbuto – avevano detto – e aveva un diametro di 150 metri, profondo tra i 40 e i 45 metri sotto il livello dell’acqua. Non abbiamo visto pesci morti». È un particolare, questo, che desterà, poi, molta curiosità e perplessità. Più tardi il comandante della Capitaneria di Porto confermerà: «La battigia è sparita per circa 70 metri. È indubbiamente un fenomeno strano ed è difficile dire di che cosa si sia trattato».

Alcuni giorni prima del fenomeno accaduto a Catona la sala dei sismografi aveva loacalizzato una scossa di magnitudo 3,1 (pari a 3-4 gradi della scala Mercalli), ma a 10 chilometri da Gioia Tauro, molto, troppo distante, secondo il professor Franco Barbieri, vulcanologo dì fama internazionale, raggiunto telefonicamente, tende a escludere un fenomeno sismico. Ma c’era odore acre di zolfo.

Diverse le supposizioni; uno specialista avanza l’ipotesi di uno «tsunami», ma non viene avvalorata neanche questa probabilità. I più pensano ancora ad una vecchia bomba di profondità o ad un fusto di solfuro di acetilene che, a contatto con l’acqua, era esploso. Ma in questo caso dovrebbero affiorare i pesci morti. E pesci non ce n’erano.

In serata la Protezione Civile conferma che non sono stati rilevati fenomeni di attività sismica neppure di debole energia e che i tecnici e
gli scienziati continuano nei loro studi e nelle loro analisi. A Catona, quella notte, però, gli abitanti sono andati a letto non tanto tranquilli.

In conclusione

I satelliti del consorzio Copernicus dell’European Union’s Space programme confermano un abbassamento del territorio a sud del torrente Catona (Gallico, Catona) di 1,5 millimetri ogni anno. I dati rilasciati dal consorzio Copernicus avranno una correlazione con il fenomeno accaduto a Catona nel 1987? Probabilmente si.