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Villa San Giovanni: Intitolazione dell’Istituto Alberghiero al Prof. Giovanni Trecroci

Favorevole l’Amministrazione Comunale di Villa San Giovanni all’intitolazione dell’Istituto Professionale Alberghiero Turistico (IPALB) al Prof. Giovanni Trecroci. Il Consiglio d’Istituto ha deliberato e richiesto l’intitolazione con una nota acquisita agli atti dall’Ente comunale.

Villa San Giovanni: Intitolazione dell'Istituto Alberghiero al Prof. Giovanni Trecroci

Chi era il Prof. Giovanni Trecroci
Giovanni Trecroci non era nato a Villa San Giovanni ma si era trasferito ancora ragazzo, dalla provincia di Cosenza insieme a tutta la famiglia. Era nato il 9 Giugno del 1943 in una famiglia borghese, che gli aveva consentito di studiare, di formarsi, di costituire una vita attiva, dinamica, impegnata. L’amore per le materie umanistiche lo aveva spinto a diventare un insegnante. Ma era l’idea stessa dell’educazione dei giovani che lo affascinava e lo appassionava. All’insegnamento presso la scuola media di S. Eufemia d’Aspromonte, aveva affiancato l’impegno educativo negli scout cattolici del MASCI.

I valori cattolici erano forti in lui e avevano ben presto condizionato anche la sua cultura politica. La Democrazia Cristiana era lo sbocco naturale quando nel 1977, a soli 34 anni, aveva deciso di candidarsi al Consiglio Comunale di Villa San Giovanni risultando eletto. Da allora non aveva più lasciato le istituzioni comunali. Nel 1985 era diventato assessore ai lavori pubblici, ricoprendo anche la carica di vicesindaco. Ruolo nel quale era stato riconfermato anche dopo le elezioni del 1988.

Giovanni Trecroci, è stato ucciso nella notte tra il 7 e l’8 febbraio 1990 mentre faceva rientro alla sua casa di Cannitello, dopo una riunione del Consiglio comunale, lasciò in vita un bambino e la moglie in attesa della seconda figlia nata pochi mesi dopo un omicidio rimasto ancora senza un colpevole. Sul suo assassinio, l’omicidio di un uomo che aveva deciso di non piegarsi, uno dei più eclatanti tra i molti di quegli anni sanguinosi, la magistratura inquirente non è riuscita ancora a far luce. 

Chi lo ha conosciuto lo ricorda come un uomo onesto e integerrimo, non voleva diventare un eroe ma voleva vivere la sua esistenza da persona normale. Una vita dedicata al bene comune spezzata una fredda sera di inverno, pochi attimi prima di entrare in casa, sottratto all’affetto della sua famiglia. 

L’esecuzione di un uomo pulito, un uomo che intendeva mettere le barriere all’infiltrazione della mafia nelle Istituzioni.