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Messina: La Città Metropolitana “Non Favorevole” al progetto definitivo “Ponte sullo Stretto”. Le osservazioni al Ministero

La Città Metropolitana di Messina “Dipartimento Ambiente” è stato chiara, parere “Non favorevole” al progetto definitivo del “Ponte sullo Stretto”. Il parere espresso nel documento composto da trentanove pagine attestante tutte le osservazioni inviate al Ministero dell’Ambiente il 15 aprile 2024.

Le osservazioni composte anche dalle relazioni dei Servizi Tecnici e dal Dipartimento Urbanistica del Comune di Messina, inviate alla vigilia della prima conferenza dei servizi che si è occupata della valutazione di impatto ambientale sul “Collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria”.

Preliminarmente, le osservazioni, sottoscritte dal Responsabile dell’Ufficio Piani di Gestione e Tutela Aree Protette, Geom. Salvatore Galletta, e dal Direttore della Riserva, Dott.ssa Geol. Maria Letizia Molino, fanno riferimento alla Città Metropolitana di Messina che è l’Ente gestore della Riserva Naturale Orientata “Laguna Capo Peloro”, ricadente nel comune di Messina. L’area protetta per le peculiarità naturalistiche ed ambientali che la caratterizzano viene tutelata dalla Convenzione di Bonn del 23/06/1979 “Conservazione delle specie migratorie appartenenti alla fauna selvatica” e successivamente dalla Convenzione di Berna del 19/09/1979 “Conservazione della fauna e della flora selvatica europea e dei loro habitat naturali”.

La Riserva Naturale Orientata “Laguna di Capo Peloro” — riporta il preliminare — è stata individuata e designata quale Sito di Importanza Comunitaria (S.I.C.) ITA 030008 “Capo Peloro – Laghi di Ganzirri”, oggi Zona Speciale di Conservazione ZSC, e Zona a Protezione Speciale (Z.P.S.) – ITA 030042 “Monti Peloritani, Dorsale Curcuraci, Antennamare e Area marina dello Stretto di Messina”, ai sensi della Direttiva 92/43/CEE (conservazione degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna selvatica) e Direttiva 2009/147/CE del 30/11/2009 (conservazione degli uccelli selvatici) con lo specifico compito, attraverso l’adozione di misure necessarie, di preservare mantenere o ristabilire gli habitat per garantire la sopravvivenza e l’eventuale riproduzione delle specie di uccelli individuate nella loro area di distribuzione. In particolare, l’art. 4 della succitata direttiva 2009/147/CE prevede misure speciali di conservazione per quanto riguarda gli habitat per le specie migratrici, attribuendo una importanza particolare alle zone umide costituenti stazioni di sosta lungo le rotte migratorie.

Un impatto ambientale da non sottovalutare, secondo il Dipartimento Ambiente, infatti, parte dell’opera ricade in parte nella zona “B” della Riserva Naturale Orientata “Laguna di Capo Peloro”, nonché all’interno del sito Natura 2000- ZPS ITA 030042 “Monti Peloritani, Dorsale Curcuraci, Antennamare e Area Marina dello Stretto di Messina”.
Il sistema di fondazione delle gambe della Torre, unitamente ai pontili previsti nella fase di cantiere, interessa un lungo tratto costiero dell’area ZPS cod. ITA 030042, in un unicum biotico con la costa marina zona “B” della Riserva Naturale Orientata “Laguna di Capo Peloro”, dove è presente la duna embrionale costiera ed un’importante formazione geologica “beach rock”, fondamentali motivazioni di istituzione dell’area protetta (art. 3 del D.A. n° 437/44), che verrebbero inevitabilmente distrutte.

Anche l’attività di cantiere prevista nell’areale, in continuità tra il canale “Margi” e la sponda dello stretto, accentuerà l’effetto di isolamento tra i due bacini lacustri “Ganzirri” e “Faro” (zona “A” di Riserva) producendo un reale isolamento ecologico;
il sistema di fondazione delle pile del viadotto “Pantano” che sovrasta il canale “Margi” potrebbe creare un “diaframma” sotterraneo trasversale tra i laghi “Ganzirri” e “Faro”, riducendo enormemente la sezione utile, vitale per lo scambio delle acque di falda tra i due sistemi lacustri.
Il ricambio delle acque in superficie è, in atto, garantito dal canale “Margi”, il cui battente d’acqua sottile, di circa 20 cm, permette un interscambio modesto e indispensabile tra i due laghi. La realizzazione delle pile del viadotto “Pantano” determinerebbe, quindi, per il carico statico un inevitabile assestamento del terreno circostante le fondazioni con locali sollevamenti e/o abbassamenti del piano campagna per la rifluizione dei terreni (depositi incoerenti) che interagiscono con il sistema fondale del viadotto. Ciò provocherebbe una conseguente interruzione della funzione idraulica del canale e una netta rottura dell’equilibrio idrodinamico dell’intero ecosistema lacustre.

La Direzione Ambiente si esprime anche sulla fauna selvatica che interessa lo Stretto di Messina, che è una delle tre rotte migratorie più importanti d’Europa per milioni di uccelli appartenenti a centinaia di specie in spostamento da e per l’Africa, molte delle quali tutelate dalla già citata direttiva Direttiva 2009/147/CE. La laguna di Capo Peloro, luogo di sosta e di ristoro vitale per migliaia di esemplari, verrebbe compromessa dalla realizzazione delle imponenti infrastrutture di progetto, in particolare dal viadotto “Pantano” che costituirebbe inoltre una barriera per gli spostamenti quotidiani degli uccelli tra un bacino e l’altro, con rischio di collisione soprattutto in caso di condizioni meteo avverse. Di conseguenza il sistema lagunare non fornirebbe più sufficiente risorsa trofica indispensabile per l’avifauna sia migratoria che svernante.
L’ombra delle infrastrutture previste in progetto provocherebbe inoltre alterazioni del microclima del bacino idrico, canali inclusi, con ulteriore impoverimento trofico.

Particolare attenzione — la Direzione Ambiente — la riserva alle considerazioni sui cambiamenti climatici a scala globale, che già oggi si stanno registrando in modo evidente e che entro il 2050 si intravede saranno segnati da una crescita della temperatura media del pianeta superiore a 3 gradi centigradi e che localmente (area mediterranea) potranno manifestarsi con variazioni della temperatura ancora maggiori e con notevoli ripercussioni sulla flora e sulla fauna locali.
Un’altra importante manifestazione di questa crisi climatica sarà la fusione dei ghiacci polari con un innalzamento del livello medio marino a scala globale che nella piana costiera di Capo Peloro, dove sarà fondata una delle Torri del Ponte, comporterà una trasgressione del mare con cambiamenti radicali del paesaggio costiero. A questo processo di cambiamento si va a sommare l’effetto di subsidenza potenziale del piano campagna lungo la piana costiera a causa del peso della torre del ponte, con un amplificazione dei cambiamenti ambientali dell’areale di Capo Peloro e degli insediamenti abitativi di “Ganzirri” e “Torre Faro”. I due laghi “Ganzirri” e “Faro” saranno soggetti ad esondazione lungo le sponde basse a causa dell’innalzamento del livello del mare e della subsidenza indotta dal peso della torre, con conseguente cambiamento fisiografico del delicato ecosistema lagunare.

Un’alterazione del delicato equilibrio dell’ecosistema lagunare che determinerebbe un’interruzione dell’importante attività della molluschicoltura, praticata dalla gente del luogo sin dai tempi dei Borboni, con conseguenti danni socio-economici sulla comunità locale.
Le scogliere artificiali che verranno realizzate a protezione del piede della torre nord del Ponte (come in progetto) ed i due pontili previsti nella stessa zona nella fase di cantiere determineranno la distruzione della duna embrionale costiera e di un lungo tratto del “beach rock”, formazione geologica-conglomeratica di importante valore ecologico, entrambe fondamentali motivazioni di istituzione della Riserva “Laguna di Capo Peloro”.
La relazione termina, per quanto di competenza dell’Ente Gestore dell’area protetta della Città Metropolitana di Messina, esprimendo parere non favorevole al progetto definitivo dell’opera “Collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria”.